Relazioni redatte da Pazienti - 2

RELAZIONI SCRITTE DA PAZIENTI, ALCUNI TERAPEUTICAMENTE CONGEDATI ALTRI ANCORA SOGGETTI QUALCHE FOLLOW-UP


Maria F. 2016: terapia dura da 15 mesi con frequenza quindicinale. La Relazione terapeutica è di percorso e la paziente è al quindicesimo mese di terapia. (problematiche ossessive)

Dal Questionario Biografico Comportamentale (R. Anchisi – adattamento della BSRC di J. Cautela e del Wolpe’s life History Questionnaire) compilato dalla paziente tra il primo incontro e il secondo.

Età 25 anni

Studi: Laureanda in Psicologia

Madre anni – occupazione: estetista

Padre anni  – occupazione: insegnante

 

Quali disturbi o problemi le fanno pensare di aver bisogno di uno Psicoterapeuta?

Per il tipo di studio intrapreso e per superare alcune paure.

 

Con quale frequenza avverte tali difficoltà?

Una volta alla settimana

 

Quali pensa che sia la causa attuale di tali disturbi?

Penso che stia venendo fuori una parte di me che non conoscevo.

 

Quali sono le sue principali paure:

morte di cari, solitudine. pedofilia, malattia

 

Quali tra questo elenco di pensieri pensa che gli appartengano:

sto per provare spavento

 

Altri eventuali pensieri negativi:

paura di essere pedofila

 

Informazioni utile per comprendere i sui problemi:

paura di far del male ai bambini ma con frequenza superficiale.


 

Relazione di percorso:


Sono arrivata da Lei più di un anno fa e ancora ricordo quel momento, ero agitatissima perché non capivo cosa mi stesse succedendo.

Quando l’ho vista e soprattutto dopo averLe parlato ho pensato subito di trovarmi nel posto giusto  e soprattutto con il terapeuta giusto, avendo anch’io a che fare con questa “folle” disciplina (essendo una psicologa). Ho portato nella sua stanza il mio sacco carico di paura, ansia e strani pensieri. In seguito ad una domanda (di sesso) fattami da un bambino che seguivo nello studio. La mia testa inizio’ a fare strani pensieri, iniziai improvvisamente a pensare di essere attratta dai bambini.. insomma credevo di essere una pedofila. Allora, cosa si fa quando si arriva con un sacco sulle spalle?! Lo si butta giu’ per togliersi il peso che esso comporta e nel mio caso lo si butta giu’ come se non facesse parte di te. Dal primo momento fino alle volte successive mi sono sempre sentita accolta e contenuta. Ci sono stati momenti positivi ma anche momenti tristi e dolorosi dove e’ stato necessario far i conti con se stessi e con quello che siamo.

Con il passare del tempo ho iniziato a capire che quel “sacco” che io tanto odiavo, non dovevo buttarlo giu’, ma prenderlo e tenerlo in mano per guardarci dentro… fino ad accorgermi che anche in quel “sacco” c’ ero io. Quella parte che io non avevo mai visto o non avevo mai voluto vedere: la mia fragilita’, la mia insicurezza, il mio senso di amabilita’. Ed e’ proprio quest’ultimo che e’ emerso dalla mia tanta temuta paura… il timore di non essere socialmente amabile, il timore di essere una persona cattiva… un timore che caratterizza la dinamica ossessiva, quella dinamica che purtroppo mi caratterizza e che fa parte della grande categoria dei disturbi ossessivi-compulsivi (DOC). I pensieri che purtroppo sopraggiungevano erano intrusivi e di conseguenza, come lascia intuire il termine, fastidiosi e quindi inaccettabili. Ma purtroppo quello che mi succedeva, era di credere ai miei disgustosi pensieri, per cui venivo presa da forte ansia e agitazione. Ma purtroppo questo e’ il grosso secondo errore che commette l’ ossessivo, ovvero credere che cio’ che pensa corrisponda a realtà. Prima di iniziare la terapia credevo che la giusta cosa da fare, fosse allontanare (mentalmente)  tutto ciò che mi faceva stare male, cercando di scacciare via tutti i terribili pensieri, ma invece non capivo che era l’errore più grande che commettevo, perché più li cacciavo e più ritornavano e mi si ritorcevano contro, come un boomerang.

Non capivo che la cosa più giusta da fare era invece “accogliere” tutto quello che mi faceva soffrire e quindi accettare quei pensieri… leggerli nella mia mente come titoli di coda di un film. (e che di noi legge i titoli di coda di un film?!), penso quasi nessuno e quando lo si fa avviene senza darci peso e quindi importanza, ed e’ proprio questo meccanismo che deve avvenire con i pensieri intrusivi. Quando faccio e riuscivo a fare questo, riuscivo ad essere serena e tranquilla, ma quando cio’ non accadeva mi lasciavo travolgere da tutto il carico emotivo che tali pensieri comportavano. E’ con Lei che ho capito che quel contenuto dei miei pensieri intrusivi, ovvero la pedofilia, non era altro che un contenuto a caso, ma che per me era il più disgustoso in assoluto, perché lontanissimo dalla mia scala morale e perché ovviamente intaccava l’immagine che io ho di me.

Con Lei ho accettato ancora di più l’idea che non esiste la perfezione. Con Lei sto imparando ad accettare i miei limiti, con lei ho imparato a vedermi in tutte le mie sfaccettature, quando sono triste, arrabbiata, malinconica… insomma ho imparato a vivere tutte le mie emozioni. Prima non riuscivo a vedere che una persona solare e quando non rispecchiavo questo schema non mi riconoscevo. Ad oggi le posso dire che sto molto meglio perché sono riuscita a dare un “nome” al mio malessere ma soprattutto a capire che io non sono il mio malessere.

Tempo fa, lei mi chiese chi ero e ricordo di non essere riuscita a risponderle; purtroppo ancora oggi non riesco a darle una definizione ben precisa. Quello che posso dirle è che quando sono arrivata da lei mi sentivo come intrappolata in una gabbia, ad oggi Le posso dire che io da quella gabbia sono uscita ma non mi ci sento ancora lontanissima. Mi ci vedo fuori ma al suo lato ancora a causa dell’ ancora ma saltuaria intrusività di qualche pensiero; (la pedofilia), è cambiato e questo a dimostrazione della loro ovvia inconsistenza e aleatorietà; Adesso hanno altre forme e colori ma gestibili diversamente, grazie a Lei. Quindi, a causa di qualche inaspettata compagnia, non mi sento ancora del tutto libera ma credo che la strada per esserlo non sia lontana.

In un incontro, mi disse che mi vedeva come una ragazzina che  corre in un prato per prendere le delle farfalle, ecco…credo che sia questa l’ immagine che rappresenterà al più presto la mia libertà. 

 

 

 Relazione finale 2016: Anna (ansia)

Ho 44 anni e sono una casalinga. Sono cresciuta in una famiglia numerosa,ho un marito e due figli che amo da morire e a cui ho dedicato ogni singolo secondo negli ultimi vent' anni.

Fino a un anno fa pensavo che la mia vita non poteva essere più perfetta ma, all'improvviso tutto è cambiato e un malessere soffocante di cui non conoscevo la natura, ha letteralmente annientato ogni mia convinzione. Ho incominciato a sentirmi confusa ,ogni giorno sempre più triste, vuota, sola, inutile, paranoica e depressa.                                                        

Niente riusciva a tirarmi su di morale e per me la colpa di tutto quel malessere era degli altri.

L'assenza di mio marito,la lontananza dei miei figli, il non essere compresa da mia mamma, l'invadenza di mia cognata una operazione di rinoplastica sbagliata, tutto questo               diventava ogni giorno motivo di litigio con tutti.                                           

Ho toccato il fondo qualche mese fa ,quando una mattina guardandomi allo specchio mi sono accorta di vedere il vuoto,così sono salita sul davanzale della finestra per far sì che quel vuoto mi inghiottisse definitivamente.

 A fermare quel gesto è stata la visita improvvisa di mia sorella,la quale,avendo capito che qualcosa non andava ,mi ha consigliato di parlare con mio marito e di rivolgerci ad uno specialista,per capire l origine del mio malessere.

Ho iniziato la terapia con il dottor Mazzani,dapprima ci sono stata con un po' di diffidenza perché pensavo "se non mi capisco io che mi conosco,come fa un estraneo a capirmi ?".                                                                                                              Grazie a lui invece,ho visto la realtà sotto un altra luce,mi ha insegnato a valutare le cose in modo diverso guardandole non solo dal mio punto di vista ma da più prospettive.       

Grazie a lui ho capito che non sono gli altri la causa del mio malessere ma io stessa.Per anni ho vissuto la mia vita a cercare di accontentare tutti,spesso rinunciando a cose che desideravo fare,mi sono resa sempre disponibile,paziente e tollerante,anche con le persone più invadenti,pur di non rovinare il mio rapporto con gli altri.Per anni ho recitato il ruolo della figlia,della mamma,della sorella e dell'amica perfetta,annullando totalmente me stessa.Tutto questo mi si è con il tempo ritorto contro facendomi sentire psicologicamente legata e soffocata.Incontro dopo incontro con il dottore ho incominciato a sciogliere tutti quei nodi che mi imprigionavano la mente e mi rendevano cieca davanti a quella che era la vera realtà e non quella che vedevo.Ho incominciato a ritrovare me stessa,a capire quella che sono e quella che voglio essere.Ho imparato ad essere più sicura e ad imporre anche la mia opinione,faccio valere di più i miei diritti e non solo i doveri come individuo e ho capito che riprendere in mano la mia vita è un dovere che devo a me stessa.

 

 1°Relazione di percorso giugno 2015 di Carlo (ansia generalizzata)

Mi sono rivolto allo psicoterapeuta dopo che nel periodo estivo del 2015 andai incontro ad un vero e proprio esaurimento nervoso per via del troppo studio, una vera devastazione fisica e mentale.

Congiuntamente a ciò affioravano tutta la mia insicurezza, bassa autostima, difficoltà nell’affrontare i rapporti interpersonali che da sempre avevo represso e nascosto dietro la maschera del bravo ragazzo nello studio e sicuro con gli amici e sempre al top. In quel periodo l’ansia era così tanta che sfociava in ogni sorta di somatizzazione e alterazione del pensiero. Pensavo infatti di avere ogni malattia possibile e immaginaria e riuscivo a stento a mangiare.

Mi recai dapprima dal neurologo il quale mi prescrisse gli ansiolitici. Questi ebbero dapprima un effetto sedativo ma alla lunga mi stavano solo intorpidendo nascondendo sotto il tappeto le mie reali paure. Fu così che decisi di rivolgermi ad uno psicoterapeuta.

All’inizio Maurizio Dr. Mazzani mi ha insegnato a pensare diversamente, a rompere le catene delle mie costruzioni mentali rigide e disfunzionali. Insieme abbiamo ricostruito le origini della mia ansia e insicurezza, complici anche una madre troppo severa ed un padre iperprotettivo.

Fin dalle elementari sono sempre andato bene a scuola e ho sempre ricevuto ammirazione e plauso da parte dei miei genitori, amici e parenti. Ebbene con il passare del tempo mi ero identificato completamente come una persona che non poteva non andare benissimo, doveva sempre essere al di sopra delle proprie capacità.

La mia vita era così tanto asservita allo studio che non mi ero accorto che oramai stavo viaggiando ben oltre i miei standard ed infatti, purtroppo e per fortuna, sono caduto portando alla luce del sole tutti i miei problemi nascosti da una vita.

E' stata una rivelazione iniziare a pensare con un’ottica diversa iniziando a razionalizzare che quello che stavo perseguendo con gli studi era ben al di là delle mie capacità ma soprattutto come avevo visto era deleterio per la mia salute.

All’inizio non è stato per niente facile soprattutto quando sei già strutturato con quella mentalità da 20 anni. Ho iniziato a fare miei col tempo alcuni concetti fondamentali , invero quello di togliermi dalla continua competizione e pensare che in un percorso così individuale come quello universitario dar adito a tali costruzioni non può che portare ansia. Ho imparato pian piano a liberarmi da tali idee iniziando a vivere il mio percorso universitario e di vita e soprattutto a non dare a tanto peso ai giudizi degli altri che tanto mi paralizzavano; ho imparato che  come gli altri giudicano anche noi possiamo essere  giudici degli altri.

Una volta capito e razionalizzato da dove venisse il disturbo e aver capito come pensare concettualmente c’è stata la parte più difficile, cioè applicare i concetti nella vita quotidiana , nelle relazioni interpersonali, essendo la mia essenzialmente un’ansia sociale. Infatti un conto è stato capire come pensare concettualmente e un altro è aver fatto i conti con le emozioni che emergono quando ci troviamo di fronte alle situazioni che dobbiamo affrontare. Avevo paura perché essendomi sempre presentato agli altri come il frutto del mio lavoro se non avessi reso tanto l’autostima calava e le insicurezze raffioravano.

Anche le tante sfaccettature caratteriali che le persone potevano presentare ad esempio l’invadenza , le persone più inclini al pettegolezzo mi davano fastidio e mi portavano in uno stato d’ansia contornata da una paura di svenire che come ho capito era solo paura di apparire debole o inadeguato.

Man mano che ho cominciato ad applicare i consigli terapeutici ho cominciato a studiare in modo diligente seguendo i miei ritmi e soprattutto dando anche spazio per esaltare la mia personalità dedicando più tempo al tempo libero e agli amici, una volta considerati solo una fonte di distrazione forzata tra un esame e un altro o peggio ancora a volte per convenzione sociale.

Ho cominciato a risvegliare la mia personalità, sopita nelle pura passività con gli altri sempre per non dispiacerli o andare contro di loro , iniziando finalmente a dire ciò che penso realmente senza la paura di perdere qualcuno. Infatti come prima ero sempre teso ad ottenere l’approvazione di tutti sono oggi consapevole che ci sono alcune persone a cui non potrei andare a genio.

Ho cominciato ad andare controcorrente mettendo a nudo le mie debolezze e pian piano tra alti e bassi sono notevolmente migliorato. Certo capita qualche volta di avere un poco d’ansia ma oramai la consapevolezza acquisita in terapia mi dà la capacità di analizzare da dove essa viene  e mi ha dato gli strumenti per affrontarla.

Posso solo dire oggi di sentirmi più libero  e intraprendente, libero da quelle quelle costruzioni errate e spero di migliorare ogni giorno di più.

 2° relazione di percorso maggio 2016 di Carlo (ansia generalizzata)

Scrivo oramai a distanza di 5 mesi dalla prima volta e molte cose sono cambiate decisamente in positivo. Finalmente oggi posso dire di vivere una vita radicalmente diversa. Per fortuna sto continuando a studiare e a frequentare assiduamente l’università, cosa non proprio scontata dato il crollo fisico e mentale che ebbi nell’estate nel 2015,ma posso dire che ora lo sto facendo in un’ottica completamente nuova. Sono maturato molto, sto studiando finalmente per me stesso e non per altri motivi  che non siano rendere orgogliosi genitori e parenti e nemmeno per una mera competizione con gli altri.

Ho accettato i miei limiti e oggi mi sento inserito in un percorso di studio universitario squisitamente intimo e personale, prima invece sempre raffrontato agli altri e sempre teso a dar di me  l’immagine forte e sempre al di sopra delle proprie capacità. Tutto ciò mi ha donato un senso di benessere inestimabile che prima purtroppo non provavo perché sempre pronto a battere i miei limiti e a travalicare le mie energie mentali.

Sto iniziando a dedicare  più tempo per il mio benessere mentale e soprattutto ad essere più elastico mentalmente; se prima vivevo come un’ossessione laurearmi per tempo e stare sempre in regola con gli esami, ora non disdegno affatto l’idea di potermi laureare dopo ma sapendo coniugare studio e attività sportive e soprattutto studiando nel solco dei miei limiti  e quindi non affaticandomi mentalmente.

Con i miei amici non è più tutto complicato come una volta;  se penso che prima mi veniva addirittura quasi un senso si svenimento quando ero sotto pressione, i passi in avanti sono stati enormi. Ora riesco a gestire le relazioni interpersonali con una sicurezza a me prima sconosciuta. Mi sono tolto molte soddisfazioni dichiarando finalmente ciò che penso ad amici o presunti tali ai quali prima spesso solo annuivo per non andare loro contro.

Ad oggi ci sono  varie  persone a cui non vado a genio, con cui a volte ho litigato anche animatamente a voler dire anche  che sto iniziando a dire anche la mia! Dacchè non riuscivo a tenere testa alle persone invadenti e maldicenti ora li riesco addirittura anche a zittire quando serve e a non farmi imporre la loro personalità in modo passivo.

Ho imparato finalmente ad ascoltare pettegolezzi e giudizi altrui su di me senza andare nel panico e ad arrovellarmi il cervello per quello che ne sarebbe scaturito della mia immagine personale.

Ho imparato a lasciarmi scorrere addosso questi giudizi che nella maggior parte dei casi rappresentano solo cattiverie gratuite e a non sentirmi sempre sotto osservazione; questo defilarmi da questa centralità fittizia che mi ero creato attorno, senza dover provare continuamente ansia per il fatto che dovevo sempre dimostrare qualcosa, mi ha fatto sentire decisamente meglio.

Capita che in qualche giorno mi senta più stressato e ricompaia ad esempio un po’ di respiro corto e di ansia ma oramai c’è la consapevolezza del fatto che questi fenomeni sono del tutto transitori.

Soprattutto ho le carte in tavola per affrontarle  e non farmi sopraffare. Mi sento molto maturato mentalmente e pronto ad affrontare nuove sfide; l’aiuto psicologico è stato fondamentale nel tempo per mutare pian piano i miei schemi di pensiero rigidi e disfunzionali ed essere la nuova persona che sono oggi e che spero continuerò ad essere.



RELAZIONE DI PERCORSO: Benedetto (ansia)

 

Il mio calvario inizia nel periodo Ottobre/ Novembre 2014 dopo una serie di esami medici dai quali si evidenziarono un lieve scompenso del colesterolo e un alterazione degli esami del fegato.


Su consiglio del medico eseguii una ecografia dell’addome e su ulteriore consiglio medico una successiva risonanza magnetica dalle quale non si evinse alcuna complicanza. Da quel momento in avanti ho iniziato ad avvertire scompensi pressori con valori della pressione a volte alti tanto da dover ricorrere al pronto soccorso. Dopo due controlli cardiologici non è stato diagnosticato alcune problematica di tipo fisiologica ma da quel momento ho smesso di condurre le mie normali attività di tipo lavorativo sportivo e sociali.


È iniziato un vero e proprio calvario con frequenti attacchi di panico, tachicardia, sudorazione e chi più ne ha più ne metta. L’apparecchio per la misurazione della pressione arteriosa è diventato parte di me tanto da portarlo al mare, in montagna ovunque insomma.


In un primo momento mi sono rivolto ad uno psicologo che dopo ho capito avere un approccio del tipo farmacologico che mi ha consigliato di ricorrere ai classici ansiolitici oltre ad incontri con cadenza bisettimanale. Il percorso è durato circa un anno ma con scarsi risultati tanto che ho dovuto ricorrere altrove per cercare di prendere in mano la mia vita.


Tramite alcune conoscenze di mia madre sono arrivato un giorno allo studio del dott. Mazzani e dopo un primo incontro conoscitivo abbiamo iniziato insieme ad arrivare in fondo alle mie problematiche.


Ho iniziato con l’approccio cognitivo comportamentale innanzitutto ad eliminare i farmaci e a trovare la radice del mio propblema. Ho iniziato ad indagare sulla mia infanzia cercando di capire come mai la mia mente ragiona in un certo modo. Ho capito senza colpevolizzare nessuno che il mix di educazione dato da una madre iperprotettiva e un padre severo e a volte assente ha generato in me insicurezza, ansia e paure.


Ho iniziato pian piano a ricostruire il mio modo di pensare valutando la possibilità che l’ansia e il panico sono generati da un qualcosa che non esiste se non nella mia mente e che la consapevolezza di tale pensiero può aiutarmi a superare questo blocco che mi incatena.


Oltre a iniziare a gestire queste mie paure ho raggiunto secondo me un traguardo molto più importante….ho imparato a conoscermi maggiormente, a capire i miei limiti e le mie doti e grazie a tutto ciò ho iniziato a capire meglio gli altri. Questa cosa ha migliorato di gran lunga i rapporti talvolta conflittuali con gli altri e la rappresentazione di me agli occhi degli altri.


Oggi mi sento più consapevole di quello che sono e dei miei mezzi e sicuramente ho meno paura di affrontare il mondo e la società nelle questioni sentimentali, sociali e lavorative.


Mi sento più amabile, più capace in tutte le cose…..

Sto iniziando inoltre a cambiare il rapporto con i miei genitori cercando di allontanare mia madre dalla mia sfera personale e con mio padre con il quale cerco di avere un rapporto più alla pari.


Inoltre lo sfigmanometro (il mio amico apparecchio per la misurazione della pressione) l’ho messo nel cassetto e lo utilizzo molto meno rispetto a prima.

 

Concludo dicendo che oggi a pochi mesi dall’inizio di questo percorso ho maggiore consapevolezza di quello che sono e di quello che posso dare agli altri .…non nascondo però che a volte comunque la debolezza in alcune situazioni particolari viene fuori. Spero però che vada sempre meglio mettendomi sempre più in gioco acquisendo quelle esperienze che per un motivo o per un altro non ho avuto la possibilità di fare…..

 



 

1° Relazione di percorso maggio 2016: Andrea (ansia - anginofobia)

Ho iniziato la terapia nel settembre 2015, per via di un disturbo d'ansia manifestatosi a fine 2010 circa, accompagnato da saltuari episodi di attacchi di panico.

Per molto tempo ho cercato di capire da dove venisse il mio problema. Mi sentivo inadeguato in qualsiasi situazione mi trovassi, finchè era diventato ingestibile persino andare a fare la spesa. A quel punto mi sono rivolto ad uno psichiatra che, insieme ad un supposrto psicologico, senza indugio mi ha prescritto una terapia farmacologica a base di Cipralex. Ero rinato, ma appena sospeso tale farmaco, ero rapidamente ripiombato nei miei problemi.

Quando mi sono rivolto al dott. Mazzani, mi trovavo in un momento relativamente buono, ma sentivo di dover comprendere una volta per tutte come sconfiggere l'ansia e soprattutto da cosa fosse causata.

Avevo già affrontato alcuni cicli di psicoterapia, senza però aver mai ottenuto risultati apprezzabili. Avevo la convinzione di essere “impenetrabile” alla terapia psicologica, fino a credere che l'unica soluzione (per esperienza) fosse ricorrere ai farmaci. Invece nel dott. Mazzani ho trovato un approccio nuovo, incisivo. I primi mesi non hanno fatto grossa differenza in me, ma poco a poco ho iniziato a modificare i miei pensieri disfunzionali e sto cominciando a razionalizzarli. Ho capito che la mia ansia deriva da un eccessivo perfezionismo, sia nell'estetica che per quanto riguarda le varie performance a cui mi sottoponevo.

Il senso di pericolo/minaccia dato dai miei pensieri, ora è assai minore; anzi, quando avverto uno stato ansioso tendo ad accettarlo, non mi provoca più particolare disagio, so che nell'arco di poco tempo passer. Non ho ancora risolto i problemi legati all'ansia, in particolare la difficoltà nella deglutizione (anginofobia), ma c'è un aspetto che il percorso terapeutico ha migliorato: l'umore.

Altro aspetto importante è che nelle rare occasioni in cui si manifesta un picco d'ansia particolarmente elevato, questo non mi lascia strascichi negativi, riesco a lasciarmelo alle spalle come semplice "episodio"                                                                

2° Relazione di percorso settembre 2016: Andrea (ansia - anginofobia)

A distanza di 6 mesi posso dire di sentirmi più equilibrato.

Nel mezzo c'è stato l'abbandono da parte della mia fidanzata, che mi ha colpito molto, soprattutto perchè lei ha fatto leva sulle mie momentanee debolezze, causate dalla mia condizione ansiosa. Inizialmente credevo e temevo che avrei subito un duro contraccolpo psicologico in termini di depressione e attacchi di panico, invece in questi 6 mesi non ho avuto episodi di questo tipo. Ovviamente l'umore non è stato dei migliori, tuttavia questo abbandono mi ha permesso di guardare a nuovi obiettivi, che forse prima non avrei valutato. Proprio questi fanno in modo che il mio tono umorale non sia negativo.

Di tanto in tanto accuso ancora qualche episodio di ansia, ma credo sia comunque dovuto al classico andamento oscillatorio che caratterizza questo disturbo                                                       

Relazione finale dicembre 2016: Andrea (ansia - anginofobia)

Ad oggi, dopo 1 anno e 3 mesi dall'inizio della terapia, posso affermare di aver fatto concreti passi in avanti soprattutto nell'accettazione del mio “disturbo”, e soprattutto nell'accettazione di me stesso, della mia persona. Sto abbandonando sempre di più il modello perfezionistico a cui facevo riferimento e a cui avevo abituato chi mi circondava.

Non ho risolto del tutto le problematiche ansiose, a volte si presentano ancora episodi di questo genere, ma l'aspetto importante è che non sono mai di intensità preoccupante, bensì sporadici e gestibili.

Nei mesi passati, dopo alcune ricerche effettuate per motivazioni personali, ho scoperto che buona parte dei miei malesseri potrebbero essere stati causati dalla sospensione del farmaco che ho assunto per circa 2 anni e che, perciò, sconsiglio fortemente a chiunque.

Ad ogni modo, ora senz'altro mi sento più sicuro di me stesso, del mio valore, soprattutto nel confronto con gli altri. Il senso di inaduegatezza e di “inferiorità” che avvertivo rispetto ad altre persone, ora è decisamente affievolito.

Nel mio caso, dopo aver sofferto molto, ho capito che l'”abbandono” da parte della mia ragazza ha giovato alla mia salute psico-fisica, in quanto lei, pur non volendolo, mi sottoponeva ad un notevole stress al fine di soddisfare alcune caratteristiche che non facevano parte della mia natura. Probabilmente non è un caso che dopo l'accettazione di tale separazione, diverse problematiche ansiose sono andate migliorando quasi automaticamente. Pertanto questa esperienza mi ha senza dubbio rafforzato.

Altro aspetto rilevante è che in un certo senso mi sento più lucido, reattivo, maggiormente disposto ad inserirmi in contesti sociali, proprio per i motivi sopra elencati.

Per finire, come diretta conseguenza, anche l'umore è tornato a salire su buoni livelli.

In poche parole, sto riprendendo in mano la mia vita.



                  

RELAZIONE DI PERCORSO DI UNA PAZIENTE AFFETTA DA DISTURBO D'ANSIA E ATTACCHI DI PANICO.

 

Agosto 1997, Assisi, un’esperienza fatta di forti emozioni, giorni trascorsi all’insegna dell’unione con altri ragazzi, nella pace dei luoghi, nella pace dell’anima. Ma tutto questo svanisce in un attimo, in quel preciso momento in cui, in treno x il ritorno, mi si offusca la vista, il cuore batte all’impazzata, vorrei scendere ma sono bloccata, lì su quel sediolino sul quale mi è sembrato di morire. Non capisco cosa possa essere capitato, non gli do peso . Ma questo “problema“, queste “crisi”, ricapitano, nel bel mentre del nulla e sono sempre più frequenti. Ma cosa siano proprio nn lo so ! Un giorno in Tv programma sulla salute, si parla di attacchi di panico ed ansia, ecco sono io, ho capito ….. Soffro anche io di ansia e panico.

Intraprendo così un primo percorso di psicoterapia e terapia farmacologica. Capisco che tutto ciò è riconducibile a quando da bambina ad 11 anni perdo mio papà . Una perdita non metabolizzata, una perdita ed una mancanza che ad una bambina di 11 anni nn bisogna far pesare. Ok, passa il tempo, le terapie funzionano, gli attacchi di ansia e panico non ci sono più, e torno alla vita normale, alla mia quotidianità. Una quotidianità fatta di madre, casa, lavoro sorella, ma soprattutto madre. Un rapporto forte quello che ci lega. Un rapporto di dipendenza si materiale, ma soprattutto morale-psicologica. Gli anni passano ed io cresco. Arriva il 2018, precisamente il 31-12-2018, quando la mia mamma vola in cielo e viene a mancare il mio pilastro. Così, dopo qualche tempo, qualche altro problema ed un’altra perdita cara, sento bussare alla mia mente l’amica Ansia! Colei che mi fa annebbiare la vista, mancare il respiro, battere il cuore all’impazzata e a dire Aiuto, ho bisogno di aiuto non mi sento bene.

Ci risiamo. Quando però un giorno non riesco addirittura ad andare a lavoro, capisco di aver effettivamente bisogno di aiuto. Un aiuto che però sia di un professionista, così mi rivolgo al Dr Mazzani. Il mio intento? Non provare più quelle sensazioni. Sensazioni spiacevoli per quello che provi, e spiacevoli perché chi ti ha di fronte in quel momento, ti guarda come tu fossi un alieno. Paura di cosa? Non c’è nulla di pericoloso. Non puoi sentirti male, nn succede niente. E tu lì che stai morendo , ma che devi effettivamente dargli ragione!

Così col doc inizio ad analizzarmi. Analizzo quel percorso di vita che per me era stato normale, ma che forse aveva avuto qualche falla. A cosa ricondurre il mio crollo psicologico ? Alla mia mamma. Al mio pilastro al mio tutto. Quel pilastro, quel tutto, che ha condizionato, involontariamente, il mio essere adulto il mio essere autonomo . Ho sempre ritenuto normale il nostro rapporto madre-figlia, come tanti . Invece solo ora capisco che il mio attaccamento alla persona più importante della mia vita, ha finito per farmi essere una persona fondamentale insicura. Già insicura e timorosa, e non in grado di affrontare serenamente le cose quotidiane, quelle cose che per gli altri sono normalità.

Mi manca. Mi mancano le mie stampelle. La sua presenza, ed il Solo pensiero della presenza di mia madre mi faceva star bene ed andare avanti . Un dubbio, una risposta o un semplice “gossip “ ?, chiedo a mamma. Ed ora che non c’è più mi sento disorientata, ho perso il mio appoggio sicuro, il tecnico del mio computer, le stampelle per le mie gambe, come dice il doc, e sono sola a fare i conti con il mio presente e non son capace… E come una bimba piccola devo imparare a camminare, cadere e rialzarmi, ma da sola. E tutto questo mi causa ansia, paura.

Devo sicuramente imparare a non aver paura dell’ansia. E questo lo sto capendo grazie agli incontri col Dr Mazzani. Una persona che mi sta spiegando come essa funzioni, le cause, e come la vivo . Mi ha fatto guardare allo specchio e capire e conoscere la vera me! Ho imparato, sto imparando, e dovrò ancora imparare ad accettare l’ansia, a non temerla, a non scappare, ma ad affrontarla. Ok ci sei, ti vivo, ma non puoi continuare a limitarmi, a farmi star male.

Sto affrontando così le mie giornate senza mettermi in allerta, in attesa dell’ansia, ma con positività, con più sicurezza. Certo non è tutto facile. Sicuramente alti e bassi.

Ma oggi alla domanda “Come ti vedi dopo questi 4-5 mesi di terapia”, la mia risposta è stata ed è… una persona più sicura, più cosciente del problema che ha, che sa cosa sia l’ansia e come affrontarla . Una persona che se pensa di dover un giorno affrontare cose, che con memoria retroattiva, le hanno causato ansia, si pone in maniera positiva e non cerca di evitarle a priori. Certo la paura di provare ansia non è scomparsa, ma continuerò a lavorarci, anche con l’aiuto del Dr Mazzani.

Ilaria