Relazioni redatte da Pazienti - 1

RELAZIONI SCRITTE DA PAZIENTI, ALCUNI TERAPEUTICAMENTE CONGEDATI ALTRI ANCORA SOGGETTI QUALCHE FOLLOW-UP


 

Francesca R.: terapia durata 6 mesi con una frequenza settimanale. Relazione terapeutica non ultimata poiché la paziente fu costretta a cambiare città di residenza.

 

Dal Questionario Biografico Comportamentale (R. Anchisi – adattamento della BSRC di J. Cautela e del Wolpe’s life History Questionnaire) compilato dalla paziente tra il primo incontro e il secondo.

 

Età 22 anni

Studi: liceo scientifico

Madre anni 44 – occupazione: insegnante

Padre anni 47 – occupazione: colonnello della G. di F.

 

Quali disturbi o problemi le fanno pensare di aver bisogno di uno Psicoterapeuta?

Difficoltà di interazione sociale; e problematiche familiari.

 

Con quale frequenza avverte tali difficoltà?

Sempre, ma si accentuano in relazione a periodi di maggiore stress.

 

Quali pensa che sia la causa attuale di tali disturbi?

Insicurezza; paura di morire; di non essere in grado di affrontare le situazioni.

 

Quali sono le sue principali paure:

morte di cari, morte mia, Incidenti, violenza, stupro.

 

Quali tra questo elenco di pensieri pensa che gli appartengano:

nessuno si cura di me; sono un fallimento; sono meno intelligente degli altri; sto per provare spavento; nessuno mi vede desiderabile.

 

Altri eventuali pensieri negativi:

non mi sento bella, apprezzata o all’altezza degli altri

 

Informazioni utile per comprendere i sui problemi:

Faccio incubi e sogni orribili, non riesco a vedere film violenti; spesso ho paura a stare sola in casa la sera; non riesco a partecipare ai giochi di società (neanche carte o semplicemente la tombola); non sono mai andata alle gite; da piccola quando mamma mi faceva conoscere bambini nuovi urlavo e piangevo.

 


Relazione finale:

 

Il pensiero più immediato, riferito a questa esperienza, è sicuramente la scoperta che spesso si vive come inequivocabilmente obiettivo, ciò che è solamente soggettivo.

Le mie convinzioni su me stessa e su gli altri, non mi hanno fatto vivere serenamente per molto tempo. Allora, cosa fondamentale è stato capire che l’ansia, la paura, la rabbia, hanno origine molto più profonda della situazione che apparentemente le ha generate. Ho quindi capito che interpretavo la realtà in base a dei concetti disfunzionali. La continua richiesta di perfezione da parte di mia madre , la mia complementarietà, la mia dipendenza, il bisogno di accettazione e di continue conferme da parte di Stefano (il suo ragazzo) e da parte di chi mi era vicino, la mia rigidità per il bisogno di sicurezza e l’attribuzione dalle mie convinzioni negative su me stessa, mi hanno fatto sentire sempre giudicata, inadeguata, non interessante, brutta e incapace.

In effetti ero incapace, ma non di relazionarmi o di vivere le mie esperienze, ero incapace di accettare i miei difetti, di vedere quello che realmente sono e di accettare le persone e le situazioni obiettivamente, senza distorcere tutto.

Comprendere quindi che vivere ogni giorno una realtà vista come attraverso un filtro è stato come aprire gli occhi, togliere catene, doveri e imposizioni che mi ero data in modo incosciente, in quanto non sapevo il perché, e del tutto irrazionale. Dunque io avevo un padre “assolutamente perfetto” al cu confronto qualsiasi ragazza sarebbe stata inadeguata, una madre fredda e “sbagliata” mille persone pronte a giudicarmi, deridermi e a volermi diversa… e un gatto da amare!

Avevo purtroppo creduto che non andassi bene così com’ero e che poi essere considerati amabili, bisognasse essere perfetti. Io non riuscivo a esprimermi, ero sempre pronta a dare ragione per essere accettata. E’ ovvio che in questo contrasto non riuscivo neanche a sentirmi un’amica, oltre ad avere momenti di panico davanti a persone che secondo me erano perfette e che quindi invidiavo.

L’invidia e l’evitare di “espormi” per non sentire l’ansia non mi hanno permesso di percepire me stessa per quello che sono e per quello che so fare.

Avevo perso la mia personalità chiusa e rigida come qualcosa che mi era stato trasmesso geneticamente e che non avrei mai potuto cambiare. Non era però questa rassegnazione e accettazione, che sarebbe stata comunque sbagliata, ma una presa di coscienza che mi pesava qualcosa da nascondere, di cui vergognarmi costantemente.

Scoprire che la perfezione non esiste e provare non ad essere qualcun altro, ma provare ad accettare se stessi è stato sicuramente un cambiamento di vita e di pensiero.

Sento che quei canoni, che mi ero imposta e attraverso cui vedevo tutta la realtà si stanno sgretolando. Non ho più niente da raggiungere (come meta di perfezione) e niente da vergognarmi. Sentirmi uguale agli altri e unica nel mio Io, come ognuno, è un sollievo. E’ incredibile che spesso viviamo una realtà che sembra assolutamente vera e che invece è una costruzione di quello di cui siamo convinti; dunque mi rendo conto di come sia determinante e pericoloso fare una conoscenza errata di sé e di quello che ci circonda.

Man mano che crescevo, invece di andare dal gatto, uscivo con gli amici, ho cominciato a mettermi un trucco che ora difficilmente riesco a levare. Ho scritto molte volte sul diario questa frase di Risonanza sapere il perché: “e mi trucco perché la vita mia non mi riconosca e vada via!”

Ora non sono ancora completamente tranquilla e sicura ma ho tanta voglia di scoprirmi, di portare la macchina, di divertirmi, di stare con gli altri, ho voglia di vivere, però di vivere completamente e serenamente.

  

 -----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


Romina S.: terapia durata 9 mesi completata con esito positivo e confermato da due follow-up avvenuti a distanza di 2 e 6 mesi dalla fine del rapporto terapeutico. (aspetti ansioso-depressivi)

 

Dal Questionario Biografico Comportamentale (R. Anchisi – adattamento della BSRC di J. Cautela e del Wolpe’s life History Questionnaire) compilato dalla paziente tra il primo incontro e il secondo.

 

23 anni

Studi: superiori

Madre anni 52 – occupazione: pensionata

Padre anni 60 – occupazione: pensionato

 

Quali disturbi o problemi le fanno pensare di aver bisogno di uno Psicoterapeuta?

Sono insicura, mi sembra di non essere mai all’altezza della situazione, vedo gli altri meglio di me, ho alcune dipendenze,poca autostima.

 

Con quale frequenza avverte tali difficoltà?

Alcune volte al mese.

 

Quali pensa che sia la causa attuale di tali disturbi?

Un cattivo rapporto con mia madre, che ha portato alla mia insicurezza e alla poca stima di me stessa.

 

Quali sono le sue principali paure:

abbandono, volare, di essere poco piacente, della morte, del buio.

 

Quali tra questo elenco di pensieri pensa che gli appartengano:

nessuno si cura di me;la vita è senza speranza; sono veramente disgraziata; nessuno si cura di me, è meglio morire; sono un fallimento; sono meno intelligente degli altri; nessuno mi vuole bene; sto per provare spavento; sto per svenire..

 

Altri eventuali pensieri negativi:

non mi sento bella, apprezzata o all’altezza degli altri

 

Relazione finale:

 

Dopo un periodo che non capivo quello che volevo, non sentivo Romina, ho deciso di andare in terapia per potermi capire un po’ meglio, per percorrere una strada più diritta invece di quella mia solita con salite ripide e discese brusche che mi hanno fatto sempre cadere.

Non sapevo cosa voleva dire andare a parlare dei propri problemi con uno sconosciuto, a una persona che non mi aveva mai visto, non sapevo s sarebbe risultato difficoltoso o meno, sarei un’ipocrita dicendo che è stato subito facile, anche perché io in prima persona non sapevo bene cosa dirgli, nella mia mente era un’aggrovigliarsi di pensieri e situazioni vissute e non capite fino in fondo.

Soltanto con il passare del tempo mi sono sciolta e mi sono aiutata da sola, quando ho capito che certi comportamenti e certi pensieri erano ormai sorpassati non facevano  più parte della mia vita, sono cresciuta quando ho capito che la vita è la mia e di nessun altro, quando ho capito che io posso prendere per me stessa tutte le decisioni giuste o sbagliate che siano, quando finalmente mi sono almeno in parte sganciata dal ruolo della Romina che mia madre aveva costruito a sua immagine e somiglianza.

Finalmente sono consapevole di me stessa, di quello che posso fare,  di dove posso arrivare se solo lo voglio, sicuramente sono diventata più sicura di me e un po’ più ottimista, mi sono stancata di giudicare le persone tutte nere o tutte bianche,  adesso che c’è un grigio.

Sicuramente adesso seleziono molto di più le amicizie, decido io quali persone frequentare e quali no, anche se poi cerco di essere gentile e carina con tutti, perché tutti hanno qualcosa da insegnare, non ho mai portato odio o rancore per nessuno e tanto meno adesso che ho capito che i sentimenti negativi fanno male soltanto a chi li porta dentro di sé e non a chi li riceve.

Sicuramente ho cambiato i miei schemi cognitivi, quando in mente faccio nascere un pensiero negativo mi sforzo di cambiarlo cerco di cambiare punto di vista e farlo diventare meno negativo o addirittura positivo, ceco di non dire più “mi hanno fatto arrabbiare”, cerco di non dire più gli altri “mi hanno offeso” perché ho capito che sono io che mi offendo, facendo nascere nella mia mente pensieri di offesa o di rabbia.

E’ stato difficile e duro capire tutto questo e so benissimo che davanti a me c’è tanta strada da fare per crescere ancora, ma ho capito che è molto più bello cambiare e diventare migliore anche se è molto più facile rimanere dove si è perché così non si deve fare nessuno sforzo.

Tutti questi cambiamenti sono stati merito sicuramente mio, ma tutti i suggerimenti per cambiare e diventare migliore mi sono stati dati dallo psicologo, ho avuto la fortuna di andare da uno che sicuramente sa fare bene il suo lavoro, è importante sentirsi a proprio agio con la persona che ci deve aiutare nel difficile cammino del cambiamento e della “rinascita” interiore che ci siamo proposti di mettere in atto.

Mi ha aiutato a capire meglio i comportamenti sbagliati che avevo adottato verso le persone che mi stavano intorno, mi ha aiutato ad essere più tollerante. E forse è stato proprio in quel momento che mi resa conto realmente, anche se poi forse l’ho sempre saputo che le persone ci costruiscono in cento modi diversi, perché si costruiscono la loro realtà, e allora ho capito che non posso essere come gli altri vogliono, non mi posso mettere cento diverse maschere , è molto meno faticoso, di fatto, essere se stessi in tutte le situazioni, è molto più semplice e sicuramente più soddisfacente e gratificante.

Mi ha molto ascoltato e ha saputo fare in modo di farmi vedere il meglio di me stessa per poterlo tirare fuori e donarlo agli altri, mi ha aiutato a capire che è molto più bello dare con il cuore che ricevere, con il tempo mi sono staccata ancora più dalle cose materiali, da quello che si possiede, certo è bello avere una bella macchina, una bella casa, ma per me è molto più importante essere serena, ridere e vivere, le macchine si consumano, i vestiti si logorano, anche le case più belle con il tempo diventano vecchie, ma il cuore e la nostra anima se ben nutriti rimangono sempre giovani.

Sicuramente mi ha fatto ritrovare la mia originaria spiritualità, ho sentito sempre di possederla, ma negli ultimi tempi si era un po’ nascosta, ma con un po’ di lavoro è uscita di nuovo fuori, è impossibile perdere quello che di bello c’è dentro di noi, basta in certi casi ascoltarci un po’ meglio.

Non sono diventata una persona perfetta come all’inizio del mio cammino volevo diventare, avrò ancora i

Miei alti e bassi, sicuramente affronterò ancora tanti dispiaceri e tante gioie, ma quello che sicuramente conta di più è il fatto che sono diventata una persona migliore e più libera e adesso so affrontare le mille vicissitudini della vita con uno spirito diverso e con una consapevolezza e cioè quella di poterla affrontare.

 

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


Raffaela P.: terapia durata 15 mesi con esito positivo per i disturbi oggetto del primo accordo terapeutico (stati d’ansia e attacchi di panico), ora in terapia da 4 mesi con incontri bisettimanali con l’accordo di un sostegno psicologico. (ansia)

 

Dal Questionario Biografico Comportamentale (R. Anchisi – adattamento della BSRC di J. Cautela e del Wolpe’s life History Questionnaire) compilato dalla paziente tra il primo incontro e il secondo.

 

27 anni

Studi: universitari

Madre anni 52 – occupazione: casalinga

Padre anni 60 – occupazione: commerciante

 

Quali disturbi o problemi le fanno pensare di aver bisogno di uno Psicoterapeuta?

Stati d’ansia, attacchi di panico.

 

Con quale frequenza avverte tali difficoltà?

spesso.

 

Quali pensa che sia la causa attuale di tali disturbi?

Rapporto conflittuale con mia madre.

 

Ha già seguito delle cure per questo:

si, in parte (già stata in terapia da altro terapista alcuni anni  addietro e per tre anni, senza però riuscire a risolvere i problemi). Sono stata anche ricoverata per questo.

 

Quali sono le sue principali paure:

morte, svenire, rimanere sola, buio, silenzio.

 

Quali tra questo elenco di pensieri pensa che gli appartengano:

sono veramente disgraziata; sono un fallimento; il futuro è senza speranza; sto per provare spavento; sto per svenire.

 

Altri eventuali pensieri negativi:

non superare mai l’ansia e vivere passivamente tutta la vita. 

 

Relazione finale:

 

Nel corso della vita può accadere che verifichino circostanze particolari , che cambino momentaneamente il nostro modo d’agire.

Situazioni ad alto stress emotivo possono disorientare una persona a tal punto che la sua psiche è incapace di reagire alle più banali problematiche. Purtroppo, generalmente accade che ci si accorga di questo momentaneo disagio, solo quando esso è evidente nella sua massima espressione, seppur vi siano dei primi segnali riconoscibili.

Si ricorre quindi allo psicoterapista quando si è in preda a vere e proprie crisi esistenziali, poiché si ha quasi sempre la presunzione di risolvere tutto da sé senza l’aiuto dello “strizzacervelli”.

Il problema però è un altro: se non si coglie la struttura portante questo disagio, esso creerà schemi sempre più fuorvianti che inducono la persona a perdere il suo equilibrio.

Ne è un esempio la mia esperienza:

sono ricorsa alla psicoterapia perché la quotidianità era ormai insostenibile.

Il mio calvario è iniziato nel periodo natalizio anno 1988 – Ricordo che durante il cenone della vigilia, improvvisamente ebbi degli strani sintomi. Iniziai a sudare freddo, il battito cardiaco accellerò all’impazzata, no vedevo nitidamente le sale dei commensali e li fu il panico. Pensavo si trattasse di uno svenimento in corso, ma così non fu. Ricercavo la presenza del mio ragazzo per rassicurarmi, ma come mi si avvicinava non sopportavo nemmeno che mi sfiorasse. Sono stata portata all’ospedale, quando ho avuto problemi nella respirazione , tanto che sentivo di soffocare – La diagnosi fu: ansia.

Abituta ad usare nel gergo comune questa parola, benché non né conoscessi il significato, rimasi allibita di fronte alla certificazione che mi avevano rilasciato e decisi di andare a fondo alla questione convinta che ci fosse dell’altro – Controlli medici, svariati esami, ma il mio corpo risultava in perfetta forma fisica.

Nel frattempo gli attacchi si susseguivano sempre più frequentemente e ben presto raggiunsi momenti di depressione, perché mi sentivo di essere entrata in un tunnel senza speranza d’uscita.

Mi sentivo sola, incompresa, incapace di qualsiasi azione, persa.

Sfinita, sopravvivevo ed avevo perso ogni stimolo che mi facesse sentire viva. Fu così che approdai alla psicoterapia.

Il percorso terapeutico che ho affrontato non mi ha vista sempre vincente, bensì ho avuto momenti di disorientamento, poiché quegli schemi su cui avevo costruito tutto il mio modo di pensare ed egire si basavano su convinzioni sbagliate e dovevo ricomporre “chi ero”.

E’ stato durissimo accettare di avere l’ansia poiché la vedevo come una menomazione, il che aggravava la mia situazione, in quanto la evidenziavo maggiormente dandole così tanta valenza.

Lavoravo su un piano collaborativi con lo psicoterapista, riusciii a trovare il nocciolo del problema: un rapporto inesistente con mia madre, ricercavo continuamente attraverso conferme, mi aveva resa decisamente insicura ed avevo trovato conforto in un rapporto di dipendenza con il mio ragazzo.

La situazione intanto iniziava ad essere gestibile nei limiti del possibile, poiché avevo appreso che d’ansia non si muore e che un attacco di panico raggiunge un livello massimo d’intensità, dopo di ché, come improvvisamente si era scatenato, altrettanto improvvisamente svaniva. Inoltre scoprivo che il primo attacco era il più violento, poi quelli a seguire nel tempo sarebbero stati sempre meno intensi. Mi veniva però precisato che la terapia, seppur fosse sempre in salita verso la “guarigione”, avrebbe però incontrato momenti di piccole regressioni, che però rientravano nella normalità, per cui non dovevo allarmarmi, ma continuare  nel mio lavoro. Ho accettato l’ansia come componente della mia personalità solo dopo diverso tempo ed ho avuto conseguentemente le prime conquiste: frequentare luoghi affollati  o guidare da sola l’automobile per lunghi tratti non era più un problema. L’aspetto che mi stupì maggiormente fu la mia vita sociale, che subì un cambiamento radicale: presentandomi in maniera positiva ricevevo altrettanta positività da chi mi circondava ed iniziava la mia riscossa sociale.

La psicoterapia non fece di certo miracoli, ma fui aiutata a sviluppare quelle competenze di cui avevo bisogno per fronteggiare l’ansia. A piccoli passi iniziai ad essere più sicura, a sentirmi amabile e a saper gestire anche il più piccolo stress

 

 ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


Paola B.: terapia durata 10 mesi completata con esito positivo per i disturbi oggetto del primo accordo terapeutico (depressione, paura dei legami affettivi, sbalzi d’umore), ora in terapia da 2 mesi con incontri bisettimanali con l’accordo di un sostegno psicologico. (ansia depressiva)

 

Dal Questionario Biografico Comportamentale (R. Anchisi – adattamento della BSRC di J. Cautela e del Wolpe’s life History Questionnaire) compilato dalla paziente tra il primo incontro e il secondo.

 

27 anni

Studi: liceo scientifico.

Madre anni 52 – occupazione: casalinga.

Padre anni 60 – occupazione: libero professionista.

 

Quali disturbi o problemi le fanno pensare di aver bisogno di uno Psicoterapeuta?

Malessere costante con momenti di crisi, depressione, paura dei legami affettivi, sensazione di forti conflitti interiori, sensazione di non essere in grado di risolvere problemi da sola, sbalzi d’umore.

 

Con quale frequenza avverte tali difficoltà? I miei disturbi sono variati nel tempo. Al momento l’eccezione è quando mi sento bene completamente.

 

Quali pensa che sia la causa attuale di tali disturbi?

Non lo so esattamente. Per il trauma che ho subito alla fine del mio ultimo rapporto, ho paura dei legami. Ma credo che il problema vero sia qualcosa di precedente che però mi sfugge.

 

 Ha già seguito delle cure per questo:

si, ma molto brevi. In un momento di crisi depressiva. Ho frequentato il DSM di Bracciano e lo psichiatra mi prescrisse degli antidepressivi che però non ho mai preso.

 

Quali sono le sue principali paure:

paura dei legami affettivi, ho paura del sesso, ho paura di avere paura.

 

Quali tra questo elenco di pensieri pensa che gli appartengano:

il futuro è senza speranza, sarebbe meglio morire

 

Altri eventuali pensieri negativi:

non sono in grado di stare bene, non sono in grado di stare in coppia, non sono in grado di avere storia brevi.

 

Relazione finale: “La mia esperienza in terapia cognito-comportamentale”

 

Ho deciso di rivolgermi ad uno psicoterapeuta dopo molto tempo che avevo dei disturbi, non gravi ma persistenti¸erano sostanzialmente un malessere costante, momenti di forte stress seguiti da periodiche crisi depressive in cui pensavo di non essere in grado di gestire i rapporti con le persone, di essere debole, e impotente di fronte agli eventi negativi che mi capitavano e incapace di superare un’esperienza dolorosa del passato: un blocco emotivo rispetto ad un legame affettivo importante che si era interrotto da molto tempo, ma che nonostante gli anni trascorsi non riuscivo ad elaborare e considerare appartenente al passato. Ero infelice del presente e non avevo speranze per il futuro. Sentivo la mia vita bloccata da quella esperienza sentimentale negativa e non mi credevo più capace di provare dei sentimenti per qualcun’altro. Cercavo di aprirmi agli altri ma costantemente ma qualche evento negativo mi riportava indietro e la mia sfiducia nelle mie possibilità cresceva di continuo.

Ho iniziato la terapia cognitivo-comportamentale da circa nove mesi, inizialmente con molte perplessità e resistenze. I primi tre mesi sono stati i più difficili e impegnativi , in cui mi sono sforzata di capire e accettare il metodo implicito della terapia. La cosa più difficile per me è stata quella di dare un’altra valenza (riconoscerli) sia ai miei sentimenti e ai stati d’animo, che pensavo fossero indipendenti dalla mia volontà, incompatibili con la razionalità e completamente incontrollabili.

Il lavoro iniziale è stato quello di individuare quali fossero i “pensieri disfunzionali” che mi caratterizzavano, analizzando la situazioni in cui stavo male e mi trovavo a disagio, per capire i pensieri che stavano all’origine del malessere e contemporaneamente sostituire i pensieri disfunzionali con altri, (riconcettualizzazione) enza ed una serie di eventi positivi che rinforzavano il nuovo pensiero.

Attraverso la terapia ho acquisito quindi una maggiore conoscenza della mia mente e dei costrutti centrale che mi caratterizzavano (capacità di teoria della mente e capacità metacognitive). Ho capito che la convinzione di non essere amabile o degna di considerazione, era una pensiero su me stessa acquisi durante l’infanzia, che mi impediva di vivere bene il presente. Ho imparato a gestire quindi le mie emozioni (capacità metacognitive) avendo capito che appartenevano ad una necessità di adattamento del passato ormai inutile.

Questo lavoro mi ha portato ad acquisire una visione di me stessa e del mondo priva di quella sofferenza che da sempre accompagnava le mie esperienze.

La cosa più importante che ho acquisito durante la terapia è stata la oiena facoltà dei miei pensieri ed ad essere completamente responsabile della mia vita; stando male e non riuscendo con le mie capacità cognitive acquisite negli anni a risolvere i miei problemi, ero portata a pensare che il mio modo di essere era in un certo senso “sbagliato”e che non sarei mai stata bene perché nonostante i miei tentativi non era mai riuscito a stare bene.

Non posso dire di avere risolto tutti i miei problemi ma sicuramente mi sento più forte ed organizzata rispetto alle difficoltà che incontro (capacità di coping) conosco meglio la mia mente e mi sento di vivere meglio il presente.


--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 


Antonella B.: terapia durata 11 mesi completata con esito positivo e confermato da follow-up avvenuto a distanza di 2 mesi dalla fine del rapporto terapeutico, ancor oggi è soggetta a follow-up. (ansia depressiva)

 

Dal Questionario Biografico Comportamentale (R. Anchisi – adattamento della BSRC di J. Cautela e del Wolpe’s life History Questionnaire) compilato dalla paziente tra il primo incontro e il secondo.

 

23 anni

Studi: liceo scientifico.

Madre anni 52 – occupazione: casalinga.

Padre anni 60 – occupazione: commerciante.

 

Quali disturbi o problemi le fanno pensare di aver bisogno di uno Psicoterapeuta?

La decisione è avvenuta a causa della perdita della persona che amavo, questa perdita è risultata una sconfitta che mi ha portato: delusione, depressione, mancanza di forza a reagire, seno estremo di solitudine, vuoto interiore, incapacità di vivere e divertirmi.

 

Con quale frequenza avverte tali difficoltà?

Da tre mesi che cerco di divagarmi ma non sono mai riuscita a divertirmi e a riprendere la mia solita vita.

 

Quali pensa che sia la causa attuale di tali disturbi?

I disturbi sono legati alla rottura del mio legame affettivo, ma principalmente sono legati alla ferita che lui mi ha subito sostituita con un’altra, ha preferito lei a me, mi ha detto più volte di “no!” Non ho mai ricevuto un “no”, ho sempre dominato io! 

 

 Ha già seguito delle cure per questo:

si, a 15 anni da una psicologa per 5/6 mesi; a 19/20 anni da uno psicologo per 2 anni.

 

Quali sono le sue principali paure:

essere presa in giro; che mi venga nascosto qualcosa; di sentirmi inadeguata; che i complimenti non siano sinceri come le persone.

 

Quali tra questo elenco di pensieri pensa che gli appartengano:

la vita è senza speranza; nessuno si cura di me; sarebbe meglio morire; sono un fallimento; sono meno intelligente degli altri; nessuno mi vuole bene; sto per svenire (ma per attirare l’attenzione).

 

Altri eventuali pensieri negativi:

penso di volermi gettare dal balcone, in passato è morto il mio ragazzo; sentirmi fuori dal mondo, inutile senza senso; paura di non essere osservata sufficientemente femminile, credo di essere un maschio!

 

Relazione finale:

 

Avere i paraocchi nella vita è dura! Finché si è in quel mondo si cerca di sopravvivere a piccoli passi senza mai poter vedere lontano ed oltre, con una fatica che giorno per giorno si accumula, fino quando qualcosa o qualcuno intorno al nostro piccolo mondo o noi stessi, si esplode. L’evento ci conduce in uno studio psicoterapico, quanti pensieri quanta vergogna e inibizioni, dire: “sono finita in analisi”. Tutto sembra difficile, ma quando dopo alcuni mesi di terapia ti risvegli nuovo, ma soprattutto con nuovi occhi per guardare il mondo, ti domandi: “perché le persone non capiscono quanto sia importante rivedersi dentro un feed-back terapeutico”

Il mondo intorno a noi sembra avere nuova luce, occhi nuovi e sguardi nuovi, il tempo passato lo vogliamo sempre più allontanare da noi, come se volessimo non farlo più appartenere alla nostra storia di vita, che fnalmente oggi è rinata. Non sempre però tutto è così azzurro e celestiale, non è la prima volta che “finisco in analisi”, è che come in tutte le cose bisogna far la scelta giusta, o meglio adatta alla nostra persona, psicoterapia: analitica, cognitiva, comportamentista, gestaltica, ecc.; quindi come quando proviamo farmaci diversi per le nostre malattie fisiche, non dobbiamo scoraggiarsi nella ricerca di psicologi diversi per le nostre disfunzioni psichiche.


Oggi ancora non sono completamente rinata, devo ancora seguiri i consigli del mio specialista, eppure quando leggo le mie annotazioni del primo mese in cui sono venuta in terapia, penso come sia stata difficile vivere la vita passata con quei preconcetti costruiti 24  anni fa, eppure questi non mi portano a rinnegare la mia vita, ma ad accettarla ed  a capire quei sbagli, quelle difficoltà continue che spesso ci mettiamo da soli fra i piedi, a cui oggi lavoro per cambiare.

 

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

Annalisa R.: terapia durata 14 mesi con una frequenza settimanale per 9 mesi e i restanti con frequenza quindicinale. (problematiche ansiose e  ossessive)

 

Dal Questionario Biografico Comportamentale (R. Anchisi – adattamento della BSRC di J. Cautela e del Wolpe’s life History Questionnaire) compilato dalla paziente tra il primo incontro e il secondo.

 

Età 34 anni

Studi: liceo scientifico

Madre anni   – casalinga

Padre anni    – 

 

Quali disturbi o problemi le fanno pensare di aver bisogno di uno Psicoterapeuta?

disturbo d'ansia e attacchi di panico, problematiche con mio marito e paura di non essere amata.

 

Con quale frequenza avverte tali difficoltà?

frequentemente .

 

Quali pensa che sia la causa attuale di tali disturbi?

Insicurezza; paura di morire; problemi di relazione con mia madre.

 

Quali sono le sue principali paure:

paura di nenire giudicata poco intelligente ed interessante

 

Quali tra questo elenco di pensieri pensa che gli appartengano:

nessuno si cura di me; sono un fallimento; sono meno intelligente degli altri; sto per provare spavento.

 

Altri eventuali pensieri negativi:

non mi sento apprezzata o all’altezza degli altri

 

Informazioni utile per comprendere i sui problemi:

spesso ho paura a stare sola in casa la sera; non riesco ad allontanarmi da sola; una sorta di dipendenza da mio marito; di non essere pronta ad una gravidanza; di non essere soddisfatta nella vita lavorativa: paura di non riscire a rispondere alle aspettative delle persone che contano per me.

 


 

Relazione di percorso:

Maggio 2012


Quando ho iniziato la terapia a dicembre 2011, avevo accusato episodi di ansia ripetuti, che erano ormai diventati episodi giornalieri.

Mi sono spesso domandata che cosa mi tormentasse e quali fossero i motivi del mio crollo emotivo, ed ero giunta a due diverse conclusioni: "non essere pronta ad una gravidanza" e "non essere soddisfatta dei traguardi raggiunti nella vita lavorativa, non essendo particolarmente brava a nulla".

Per quanto riguarda i primo problema, oltre a vivere un conflitto fra il non essere pronta ad essere madre e avere ormai un'eta biologica avanzata, vivevo una pressione da parte dei miei familiari, che dopo due anni di matrimonio e giunta a 32 anni, credevano fosse arrivato il momento che concepissi un bambino, senza domandarsi/mi se ne avevo intenzione o ne ero pronta.

Riguardo al secondo problema, ho pensato che non trovavo più soddisfazione e motivazione nel lavoro oramai diventato troppo ripetitivo e privo di stimoli, vivendo un conflitto tra la voglia di cambiare per trovare soddisfazione e affermazione e la sicurezza di un lavoro stabile, in un tempo in cui questo è un privilegio. Inoltre, ho cominciato a pensare di non essere particolarmente brava e preparata in nulla, non brillando particolarmente nella mia professione e non sapendo fare tante cose, e avendo una conoscenza e una cultura superficiale, cosa che mi impediva di socializzare con gli altri per paura di venire giudicata poco intelliogente ed interessante.

Durante la terapia ho avuto settimane positive e altre meno, alternando a periodi di due tre settimane di tranquillità a picchi di ansia non collegabili ad episodi precisi.

Una volta capito che questo alternarsi di stati era normale, mi sono concentrata sui motivi che mi hanno portata a manifestare un forte disagio in alcune situazioni (in auto, treno, aereo, ecc.)  e che si protraevano anche durante la routine giornaliera.

Ho capito che tutto ciò che associo al "chiuso" e alla "limitata libertà", mi porta ad avere paura di non avere via di uscita e di conseguenza, mi porta ad una sensazione di soffocamento ed oppressione. Anche relazionarmi con la mia famiglia mi porta ad avere, a volte, stati di ansia  dovuti alla paura di non riuscire a rispondere alle aspettative delle persone che contano per me, e poi conseguenza di non essere amata.

Una tappa importante di questo percorso è stata acquisire questo concetto, che ha determinato il mio modo di agire per molto tempo: "mettere da parte il modo di essere per riuscire a rispondere sempre alle aspettative altrui, per paura di non essere amata da mia madre, le mie sorelle  e mio marito". Non pensavo che la visione di me fosse così vincolata allo sguardo delle persone a cui voglio bene e di aver agito molto spesso per non intaccare questa mia immagine personale di figlia perfetta: l'immagine di donna forte controllata, ma nello stesso tempo bisognosa di amorevoli cure da parte di mio marito, a cui piace svolgere il ruolo di "salvatore di donne in difficoltà".

Quindi, credo, che il primo momento importante del percorso sia stato capire che devo riprendermi la mia libertà dalle aspettative altrui, ed essere e fare finalmente ciò che sento giusto per me.

 Per affermare questo concetto, ho cominciato a tenere conto i miei bisogni e desideri, comunicandoli aglia altri in modo forte, ottenendo dall'altra parte a volte comprensione a volte ostilità.

Pur facendo piccoli passi in avanti, ancora oggi il giudizio, lo sguardo, l'approvazione di mia madre e mio marito possono fare la differennza per la mia serenita. a volte ho pensato che per liberarmi di tale senso di soffocamento avrei potuto allontanarli, di fatto vedo più di rado mia madre e quando abbiamo contatti e lei mi disapprova cerco di non risponderle e di elaborare l'evento con meno emotività. Ho pensato anche di allontanarmi da mio marito per poter spezzare  questo legame di dipendenza che ho con lui, non solo per quanto riguarda gli spostamenti in macchina e la conduzione della vita familiare, ma soprattutto dal suo giudizio che condizionava moltissimo la visione che ho di me stessa.

Altro elemento che ha segnato questi mesi di terapia è sta il mio "fissatello interno": la salute, la paura di morire e di soffrire è un pensiero quotidiano che non mi aveva sfiorato la mente prima.  Non c'è stato giorno, da quando sono iniziati gli incontri, che non ci abbia pensato e che non abbia cercato di aumentare la mia conoscenza del problema, attraverso visite mediche. Ho capito (pur con grandi resistenze) che ho bisogno di mostrarmi fragile e bisognosa di cure per avere l'attenzione e la protezione delle persone che amo.

Nel momento in cui sarà più forte l'immagine che ho di me e mi renderò conto che l'amore dei miei cari non ha bisogno di essre elemosinata ed estorta con la pietà, credo che i mie pensieri di morte diminuiranno.

Aver capito che di ansia non si muore e che è uno stato che si supera con la conoscenza e l'accettazione, ha determinato un ulteriore momento importante del percorso.

Ho capito che è fondamentale essere compassionevoli verso se stessi, senza crocefiggersi se si hanno episodi di ansia.

 

Seconda relazione di percorso

Agosto 2012

 

negli ulti due mesi, luglio e agosto, sento di aver fatto importanti passi avanti e di aver riscritto il mio rapporto con l'ansia. La consapevolezza di poter convivere con questo mio modo di approcciarmi alla vita,  e quella di poter dominare le situazioni di stress senza che per forza si trasformino in ansia, ha fatto scattare  in me una molla e determinato un cambiamento positivo.

Oggi credo che la terapia mi abbia dato le basi per capirmi meglio, per ascoltare a fondo quali sono i miei bisogli, avermi dotato, di un linguaggio più orientato alla positività e di avermi dotato di un metodo per lavorare con me stessa. Sapere che oggi posso avere il controllo sull'ansia, mi da più sicurezza e mi fa vedere questa non come un elemento esterno a me, ma che fa parte della mia personalità.

Sento di dover ancora lavorare su me stessa per risolvere insicurezze e paura. In particolar modo voglio riuscire a guidare la macchina in modo più costante e limitare le mie ossessioni, come controllare sempre e più di una volta di aver chiuso il gas, acqua, la porta di casa, ecc., ecc.

 

Relazione finale

 

Siamo a febbraio 2013, e gli incontri si sono diradati uno ogni quindici giorni, e questo già da alcuni mesi. Quindi è più di un anno che sono in terapia. Ad oggi posso dire sicuramente di aver fatto la scelta giusta.

Il costante lavoro su me stessa e Il confronto con il Dr. Mazzani mi hanno portato ad affermare oggi che sono una persona ansiosa e che posso convivere con questa mia caratteristica, e che questa non mi impedisce più di condurre una vita normale. Ho notato che le situazioni di forte stress e ansia sono drasticamente diminuiti. nel momento in cui ho capito di dover ammettere questa mia condizione e non più rifiutarla. Accettarla ha voluto dire rendersi conto di essere una persona fragile, vulnerabile (non malata), e nello stesso tempo forte e determinata nell'affrontare gli stati d'ansia  che si presentano.

Negli ultimi due mesi poi ho messo in pratica e sperimentato che posso affrontare situazioni che un tempo definivo di "pericolo". Sono riuscita a riprendere il treno e la metro da sola, a girare per la citta da sola senza avere quel senso d'angoscia e inadeguatezza che sentivo un anno fa.

Ho trovato poi la forza e la serenità di comprare un'auto solo mia per poter dare le gambe  a questa mia voglia d'indipendenza e libertà.

Tutti questi eventi positivi hanno avuto un effetto benefico sul mio stato psichico. Infatti, oggi mi sento più soddisfatta e orgogliosa di me stessa, più consapevole dei miei desideri e bisogni e più determinata a combattere per riuscire a soddisfarli.

E' cambiata anche la mia paura di non essere in grado di portare avanti con tranquillita una gravidanza, tanto che sono stata dal medico per conoscere  gli esami e l'iter per poter pensare al concepimento.

Sono consapevole che si potranno presentare ancora qualche situazione difficile in cui potrò non sentirmi ancora così adeguata e sicura, ma ho imparato che ogni a situazione si da il proprio massimo e che bisogna  essere compassionevoli, tolleranti con se stessi e accettare i propri limiti.

 Dr. Mazzani grazie e grazie.

 

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

Relazione finale di gaetano (problematiche ossessive)

Mi chiamo Gaetano, sono di Napoli ed ho 22 anni.

Il 14 Luglio del 2016 sono entrato nella fase più brutta e più incomprensibile della mia vita, il disturbo ossessivo compulsivo.

In quel  periodo non me la passavo molto bene, mi ero da poco licenziato per intraprendere un altro tipo di lavoro, ma la cosa più brutta è che ho avuto il sentore che mio padre stesse tradendo mia madre. Non riuscivo a guardarlo più. Nonostante tutto continuavo a vivere la mia vita come sempre, tra amici e svaghi vari.

Una sera però tutto cambia, ero ad un locale di Napoli, come ogni mercoledì c’era la serata canterina, ad un certo punto mi ritrovo in una condizione mentale assurda… stavo perdendo la cosa che mi piaceva di più al mondo… le donne. Vi starete chiedendo come è possibile, nemmeno io me lo sapevo spiegare. Non riuscivo a guardare più una donna e ad emozionarmi come prima. Per me era una cosa inspiegabile.

Mi ricordo che c’era una ragazza bellissima, la conoscevo, e riguardandola in quel momento non mi dava nessuna sensazione anche se sapevo che era bellissima.

Tornai a casa e rimuginai sull’accaduto, mi sorse una domanda nel cervello, forse sono diventato omosessuale?

Il solo pormi questa domanda mi fece andare nel panico più totale, non riuscivo più a pensare a nulla tranne che al fatto che forse ero diventato gay. Non potevo crederci e non volevo crederci, la cosa che io volevo erano le donne, lo sapevo, tutti lo sapevano, ma il dubbio mi lacerava. Perché non riuscivo a liberarmi la mente da quelle ossessioni? Io che avevo sempre detestato l’omosessualità stavo diventando come loro. Avrei preferito morire che essere diverso da ciò che volevo essere. Così cominciò un susseguirsi di eventi, tra vomiti e notti insonni a milioni di test che vedere la mia reazione al corpo di un uomo, ogni tipo di cosa che potesse farmi abbandonare quei pensieri la provai, ogni singola cosa.

Non uscivo più di casa, non mangiavo più, se vedevo qualcosa di strano andavo nell’ansia più totale, per me era diventata una vera e propria agonia.

Non feci passare nemmeno la seconda settimana che chiesi subito aiuto. Parlai con i miei genitori che presero atto del fatto che avevo un problema. La cosa che consiglio a tutti è quella di parlare,  Tornai a casa e rimuginai sull’accaduto, mi sorse una domanda nel cervello, forse sono diventato omosessuale?

 

Il solo pormi questa domanda mi fece andare nel panico più totale, non riuscivo più a pensare a nulla tranne che al fatto che forse ero diventato gay. Non potevo crederci e non volevo crederci, la cosa che io volevo erano le donne, lo sapevo, tutti lo sapevano, ma il dubbio mi lacerava. Perché non riuscivo a liberarmi la mente da quelle ossessioni? Io che avevo sempre detestato l’omosessualità stavo diventando come loro. Avrei preferito morire che essere diverso da ciò che volevo essere. Così cominciò un susseguirsi di eventi, tra vomiti e notti insonni a milioni di test che vedere la mia reazione al corpo di un uomo, ogni tipo di cosa che potesse farmi abbandonare quei pensieri la provai, ogni singola cosa.

Non uscivo più di casa, non mangiavo più, se vedevo qualcosa di strano andavo nell’ansia più totale, per me era diventata una vera e propria agonia.

Non feci passare nemmeno la seconda settimana che chiesi subito aiuto. Parlai con i miei genitori che presero atto del fatto che avevo un problema. La cosa che consiglio a tutti è quella di parlare, affrontare anche questa piccola paura anche se si può essere mal giudicati. Mi portarono subito dalla prima psicologa, la dottoressa Silvana (che Dio la benedica), da una prima analisi mi disse che c’erano tutti i sintomi di un DOC, la cosa che mi fece più allarmare fu quando mi disse che se doveva succedere purtroppo sarebbe successo, sarei potuto diventare omosessuale. Non ci volevo credere, io Gaetano, non avrei potuto più stare con una donna.

La dottoressa siccome vedeva il mio stato d’ansia chiamò subito uno Psichiatra che mi prescrisse Xanax e Fevarin. Inizialmente non volli prendere nessun farmaco poiché dovevo partire per le vacanze in Thailandia e così lontano da casa prendere quelle sostanze secondo me era troppo pericoloso.

Ai primi di Settembre feci la mia prima visita dallo psicoterapeuta e cominciai a prendere il Fevarin, la settimana dopo cominciai sempre su consiglio di Silvana, anche la Psicoterapia dal Dott. Mazzani.

Il Dott. Mazzani Maurizio mi ha accolto subito bene, mi ha fatto parlare, mi ha analizzato e abbiamo fatto un bellissimo percorso di riabilitazione e cura. abbiate paura, la miglior cosa da fare è essere aiutati da chi queste cose le capisce.

 

Non avremmo mai la certezza su nulla, nemmeno sulla più banale delle cose, però la cosa più sicura è che se affrontate questo mostro ne uscirete migliori di come ne siete entrati.

Napoli, 04/05/2017 Gaetano T.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

1° relazione di percorso di William (ansia generalizzata)

Il dottor Mazzani è il terzo terapeuta che incontro dopo 5 anni di terapie varie, risultate inefficaci.

Innanzitutto  mi ha spiegato cos'è  una psicoterapia cognitivo comportamentale, cosa che i vari terapeuti precedenti nemmeno mi avevano mai chiarito, poi mi ha cominciato  a dare degli strumenti, delle informazioni  che pian piano mi hanno fatto capire che c'è una strada per vincere il mio problema d'ansia.

Innanzitutto abbiamo iniziato  a ripercorrere il mio passato per capire l'origine  delle mie disfunzioni, gli altri dottori spesso reputavano il mio passato inutile da considerare, e poi abbiamo cominciato a fissare dei punti chiave della terapia: il mondo senza noi non esiste, gli altri sono una nostra proiezione di idee, noi siamo il frutto di qualita innate mixate alle nostre esperienze.

Se non ci piace la vita che facciamo la prima cosa da fare è cambiare la propria considerazione  di sé.  E questo si fa con i comportamenti, con nuove esperienze, che sono i mattoni sani che vanno a sostituire le pietre decrepite  e mal posizionate con cui abbiamo costruito in modo disfunzionale il nostro io.

Dopo due mesi di terapia  ritengo di aver capito il concetto, aver fissato la strada, ma ad oggi mi manca il coraggio. Il coraggio di dire al mio cervello che quella sensazione è sbagliata, che quel fiatone non può condizionare un comportamento successivo, convivere il più possibile  con l'ansia. Per  adesso non riesco ancora a farlo. Ma spero di riuscirci il prima possibile. 

William 

La libertà

  Amati amico mio, guardati con schiettezza, trasparenza e umiltà, che così non dovrai difenderti da te stesso. Accettati... sii compassionevole, tollerante verso di te e verso il tuo prossimo. Non osservare l'altro sempre come un nemico da sconfiggere, ma percepiscilo come un amico di cui godere della sua esistenza  e a cui offrire la propria in una magia che è tacita al nostro esser vivi. 

Amico mio non chiuderti nell'orgoglioso bisogno di nutrire la tua coerenza spesso trofica di te stesso. Essa è il prodotto di ciò che hai vissuto e quindi è inevitabilmente colma di pregiudiziali, rigide e difensive idee, che pur di confermarsi bloccano l'istintuale tendenza a evolversi e a godere così dell'amore. Non annichilirti pertanto, non perdere l'occasione di crescere spiritualmente godendo di ciò che c'è di più puro: la trascendenza dall'implicita natura egoica, materiale e corporea.

Volgi il tuo pensiero verso una maggiore astrazione, liberati dal godimento consumistico, competitivo e oggettuale... vivi cercando la libertà dagli impliciti vincoli progettuali legati alla sopravvivenza.

lasciati, dunque, avvolgere dall'onda spirituale della vita per la vita!

Mazzani Maurizio

 

 Il pensiero del nulla

Tutto soggiace al nulla, è lo sfondo dell’esistenza, l’uomo non può sfuggire alla verità, ma una volta raggiunta è elevazione, trascendenza, conoscenza pura, accettazione e libertà all’interno della propria e unica dimensione di consapevolezza!

Mazzani Maurizio


     Il palcoscenico

L'uomo cerca disperatamente di dare significato alla propria esistenza, la magia, il mito, la religiome, la metafisica poi infine la scienza, hanno dato l'illusione di spiegare il senso del tutto.

Ma il non senso è eternamente in agguato, sempre pronto ad andare in scena, ad apparire da dietro le quinte, non c'è finzione la cruda realtà del nulla è dietro e avanti il palcoscenico, ma è il palcoscenico, e lo spettatore è solo fantasia!

Mazzani Maurizio

 

 

male active brain

     NEUROSCIENZE 

"Quando si comprende la mente, si comprende la condizione umana"

     Michael Gazzanica 

       Reti neurali